mercoledì 19 marzo 2014

Frp (come fibre di carbonio) per interventi sismici: i due lati della medaglia.

Partiamo da un presupposto: la tecnologia Frp è una manna dal cielo per il rinforzo, il miglioramento e l'adeguamento sismico perché congloba una serie di peculiarità uniche rispetto ad altri sistemi.
La più importante di queste è che, in condizioni ordinarie, non apporta rigidezza alla struttura. Questo aspetto, a seconda delle circostanze, è un vantaggio enorme oppure una forte limitazione tecnica che se non opportunamente tenuta in conto può diventare estremamente pericolosa.
Vediamo perché.

Nella progettazione di un intervento su una struttura esistente, il bravo progettista deve occuparsi essenzialmente di tre aspetti, in un preciso ordine dettato dal budget economico a disposizione: l'eliminazione di carenze locali, l'innalzamento dello stato limite ultimo (cioè della salvaguardia della vita), l'innalzamento dello stato limite di danno (cioè far sì che l'edificio si danneggi il meno possibile durante un evento sismico).

Gli Frp si rivelano generalmente utilissimi e sicuri nel caso di interventi locali. Non introducendo rigidezza il progettista non deve preoccuparsi del resto dell'edificio ma può concentrarsi alla singola carenza da sanare, con l'unica accortezza di controllare che non si peggiori la gerarchia delle resistenze.

Nel caso del miglioramento rispetto allo stato limite ultimo la questione si complica un pochino, con la tecnologia Frp che comincia a mostrare i propri limiti.
Non introducendo rigidezza, demandare tutta la progettazione al solo uso di Frp significherebbe intervenire su una larghissima parte di elementi strutturali (spesso la maggior parte di travi e pilastri) col risultato di un edificio completamente "incerottato". Questa soluzione, pur se tecnicamente efficace si rivela spesso antieconomica (e in ogni caso molto poco "elegante" dal punto di vista tecnico) rispetto ad altre soluzioni.

Nell'ultimo caso, ossia il miglioramento dello stato limite di danno, gli Frp sono praticamente inservibili. In quasi tutti i casi infatti, il danno da sisma è legato ad una deficienza di rigidezza (escludiamo chiaramente il rarissimo caso di edifici esistenti con elementi isolanti o dissipativi). Non potendo gli Frp coadiuvare in modo sostanziale il progettista nell'introduzione di rigidezza è molto meglio ricorrere a tecnologie di gran lunga più efficaci allo scopo (per esempio le controventature con setti armati).

Qualcuno potrebbe obiettare che basterebbe adottare presidi anche su elementi non portanti come tamponature e tramezzi (per esempio reti antiribaltamento), ma ha senso continuare a spendere soldi per aggiungere cerotti all'edificio?

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